Dicono di me…

Ciao !

La mia storia parte da questi luoghi.

Un’infanzia nella natura lontano dal mondo

Luoghi dove una pietra o un pezzo di legno diventano giochi o cose importanti di domani, cose che nei nostri sogni di bambini ci portavano lontano con la fantasia. Storie e luoghi visti in quella TV a valvole in bianco e nero. Già ..essa era un grande mistero.

“come poteva una scatola portare in casa un mondo?!”

Gia da bambino le cose che gli altri definivano ” misteri ” mi affascinavano. Mio Papà mi portava con se in alcune case dove , senza titoli di studio o scuole di formazione, ma con grande scrupolo costruttivo e con una conoscenza da autodidatta acquisita leggendo libri tecnici, cominciava ad installare qualche circuito elettrico. Quei fili, tubi nascosti, scatole , interruttori e lampade erano per me un’attrazione incredibile.

“..adäs sci ca s’vesc bengn!…” ” ..adesso si che si vede bene!..”

Un ricordo particolare della mia cara Nonna Lucia è quello di quel giorno freddo di gennaio, dove lei vicino alla stufa con grande fatica rammendava parte del suo costume tradizionale. La stagione fredda non permetteva di uscire nel piccolo terrazzo dove nei mesi estivi usava stare, dunque quel posto sulla soglia del camino era il suo luogo abituale. Un posto con poca luce però per quel lavoro con quelle mani non più sicure… Al Natale precedente, i miei genitori mi regalarono una piccola scatola con all’interno quella che fu l’ispirazione della mia vita, una sorta di piccolo elettricista! Costruii con dei mattoncini di una nota marca una serie di casette, a cui applicai dei legni a croce su cui distesi dei piccoli fili di rame nudo, così come vedevo sui tetti delle case allora.. un cablaggio che richiedeva attenzione per non incrociare in modo da creare cortocircuiti, e da lì derivai ” una linea riservata” per portare una piccola lucetta proprio sopra dove soleva stare la Nonna….. Al suo ritorno da Messa gli accesi la luce… Ricordo ancora oggi il suo stupore e il sorriso… ” Adesso si che si vede bene!” …fu il mio primo diploma.

“Sia lodato….. “

Iniziavano sempre così i pomeriggi di educazione al disegno tecnico. In un luogo dove pareva esserci solo il suono della natura o delle campane che richiamavano a Messa dal Parroco del paese, c’era anche un corso di preparazione per chi sarebbe andato alle medie e nello specifico di disegno tecnico. Il primo giorno ci presentammo in due presso la casa parrocchiale.. è lui il Parroco che ci accoglie e come tradizione si saluta ..”Sia lodato..” . Entriamo e nello studio sgomberato per l’occasione dalle grandi quantità di volumi e carte vediamo ordinati in posizione quasi maniacale un blocco da disegno, una matita, gomma, squadra, riga ed una scatola di colore arancio e nera …Un compasso per disegno professionale che in seguito ci avrebbe regalato “per farne buon uso nella vita futura”. Iniziavamo sempre con una preghiera , dopotutto avevamo un Parroco come insegnante. Le lezioni avevano una presentazione iniziale del lavoro e una parte di prova individuale. Era scrupoloso e ci seguiva passo passo a volte pressante, ma lo scopo era di farci capire che la tecnica non accetta compromessi …” La circonferenza non ha un raggio variabile a seconda del momento” ..! Coerenza in quello che si faceva ( e che si fa ) sono importanti. La geometria piana, il disegno tecnico erano diventati una parte del bagaglio culturale.

” I tempi corrono..”

La scuola elementare termina e le medie ti chiamano da lontano….Anni di collegio lontano da casa mi chiamavano. Era tutto diverso e la “velocità del vivere” aveva cambiato ritmo. Nelle materie classiche non ero il massimo, ma una materia in particolare cominciava ad affascinare…si affrontavano fenomeni di fisica , l’elettricità era diventata molto interessante. Passarono gli anni delle medie e con grande sforzo dei miei genitori che ringrazio sempre, presi l’indirizzo di una scuola professionale… incontrai in quel periodo diversi professori. Di alcuni non ricordo più nemmeno il nome, ma di altri porto un ricordo particolare, in quanto riuscirono a vedere in me quella ispirazione che si era accesa da piccolo con quel regalo stupendo. Gli studi erano vicini al termine e gli esami erano li….l’estate pure….e molte alre cose che si affacciavano al mio mondo… insomma c’era una gran casino! … Passare gli esami con almeno un voto sufficiente …mi smentii da solo. La media era a cui aspiravo inizialmente era stata superata . Anche li avevano visto ” ispirazione che si era accesa da piccolo”. Era il mio secondo diploma.

” Lo stato chiama…”

Estati calde, le prime amicizie , i giochi non più con le pietre e i legni di un tempo e ….. quella busta rossa! ” Precetto per presentarsi all’esame fisio-psico-attitudinale ed arruolamento”….. faceva un pò paura. Vercelli era distante, ma in valle e a Cannobio c’erano anche altri con cui ci facemmo compagnia. ARRUOLATO!!…No ti dicono ” abile alla leva” …quella militare che allora era obbligatoria oppure andavi a fare servizio civile o… disertavi all’estero. Aspettavo la chiamata …Nel frattempo l’idea di diventare “top gun” mi portò con mio Padre a Roma in un aeroporto militare per un concorso di pilota militare (c’era molta tecnica li dentro), ma presto capii che oltre mille ragazzi non sarebbero entrati tutti. Le conoscenze, le famiglie nel posto giusto e altri fattori mi fecero fare retromarcia. A casa mi aspettava una cartolina, non di quelle belle ragazze che conoscevo ma dal Ministero Della Difesa. ” BTG.ALP. MONDOVÌ”…ero arruolato Alpino. Fu un anno di nuove ed intense esperienze, sia nel mondo militare che civile. Si era aperto un nuovo capitolo.. ero diventato “Specialista Operatore Ponti Radio ” dell’Esercito.

” Esperienze lavorative “

Terminato il servizio Militare si torna a casa… ma ora occorre trovare un lavoro… dopo diverse ricerche la vicina Svizzera attrae anche me. Inizio in una nota azienda di impianti elettrici civili ed industriali e col tempo passo a dirigere il reparto che si occupa della costruzione di quadri elettrici di ogni genere . Le sfide ogni giorno non mancano… nemmeno quella di fare il sentiero di oltre duemila scalini tutti i giorni due volte al giorno come altri lavoratori del mio paese. Già.. ora possiamo arrivare comodamente in auto al paese, ma allora si scarpinava tutti i giorni!! Col tempo la mia vita si trasferì in Svizzera e dopo la parentesi di quindici anni presso quell’azienda cercai nuove sfide. L’elettricità ancora aveva cose in serbo per me. La produzione di energia elettrica era un settore che mi ricordava quel piccolo agglomerato di casette costruito con quei mattoncini e con quei fili di rame e lucine. Ormai diciotto anni di servizio mi hanno elergito diverse esperienze nei vari campi che tale attività comporta. Geologia per quanto riguarda le dighe, elettrotecnica per la generazione e il trasporto energetico, informatica di processo per l’automazione dei processi di avviamento-produzione-arresto dei generatori idroelettrici, reti di comunicazioni dati per le diverse applicazioni di controllo, misura e archiviazione dati, Idrualica ad alta pressione per le condotte forzate a cui altre persone del paese parteciparono alla costruzione negli anni precedenti . I loro racconti diventavano realtà quando avevo la possibilità di trovarmi in quei posti. In alcuni angusti luoghi normalmente non frequentati di quelle centrali in caverna si trovano ancora nomi e date che riportano, tra gli altri, ricordi di gente di confine che alla ricerca di un lavoro per dar da vivere alla famiglia hanno scavato roccia, costruito muri e solette, saldato e posato chilometri di tubi e cavi. Un sentimento di riconoscimento pervade sempre chi entra in tali luoghi verso chi ha ideato e costruito quelle che definisco le cattedrali nella roccia. Ancora oggi si fanno esperienze e si imparano cose… il cibo per la mente, per evitare un giorno come racconta una canzone del gruppo “the vad vuc in fund al tavul” di essere…

“..E là, e là, in fuund al tavul
Un fantasma cui paroll che l’è mai riüssi a daa via..”